Terzo giorno e
ultimo a Istanbul! Li avete letti i primi due?? J
Si parte in
pullmino, direzione: San Salvatore in Chora, uno dei più begli esempi di
architettura bizantina sopravvissuti sino ad oggi. Un altro di quei momenti
‘voglio una guidaaaa’. Il museo Kariye (nome ufficiale di quest’edificio) è un
trionfo di mosaici ed affreschi, di una bellezza disarmante. Girovagare cosi a
caso, cercando di far combaciare le descrizioni della Lonely Planet con quello
che ci si trova davanti e accodandosi di tanto in tanto a qualche gruppo con
guida per carpire qualche informazione...diciamocelo, non è il modo migliore
per visitare la Chiesa, che merita davvero una visita approfondita perchè
racchiude capolavori che difficilmente vengono eguagliati altrove. Non mi
dilungo nei dettagli, ma se siete curiosi qui trovate qualche informazione in
più...e un paio di foto migliori delle mie J (piccola parentesi: la chiesa era ovviamente in ristrutturazione, esterni ricoperti da impalcature e interni parzialmente chiusi...la maledizione continua...)
Tappa successiva:
Moschea e cimitero di Eyup. La Moschea di Eyup è uno dei luoghi più sacri per
l’Islam, il terzo dopo la Mecca e Gerusalemme, meta di pellegrinaggi dei
musulmani di tutto il mondo, poichè qui si trova la tomba di Eyup Ensari, il
portabandiera del profeta Maometto. Inutile quindi sottolineare la bellezza del
luogo.
Con una
passeggiata di una mezz’oretta saliamo poi sulla collina Pierre Loti, su cui si
trova il cimitero di Eyup e da cui si gode di un panorama niente male sul
Bosforo.
Si riprende il
pullmino per l’ultima visita ufficiale della giornata: il patriarcato ortodosso.
Su questo ahimè non riesco a dirvi molto, perchè vuoi il caldo infernale, vuoi
la fame incredibile, inizio a non sentirmi bene e dopo una sbirciatina al volo
ho bisogno di sedermi. Ad ogni modo parecchie zone del complesso sono chiuse al
pubblico, quindi anche la visita dei miei compagni d’avventura è piuttosto
veloce. Mentre me ne sto rannicchiata su dei gradini ho però il piacere di
assistere all’arrivo di un gruppo di turisti ortodossi, che danno inizio ad un
rituale interessante: si piazzano tutti in fila davanti ad una statua e uno ad
uno iniziano a toccarla e baciarla, ripetutamente, bisbigliando qualcosa e
facendosi centinaia di segni della croce. Arrivo a due conclusioni: 1. Il tizio
della statua deve essere un super VIP ortodosso e 2. La statua VIP è un
concentrato di germi da far paura, meglio stare alla larga.
Si torna verso il
centro e per pranzo decidiamo di fermarci sotto il ponte di Galata per mangiare
finalmente il famoso Balik Ekmek, il panino con lo sgombro! Ora se la statua
ortodossa era un concentrato di germi, non oso immaginare cosa ci sia in questi
sgombri, che vengono pescati proprio li sotto il ponte, in acque che,
diciamocelo, non sono proprio pulitisssssssime...ehm, ve le lascio solo
immaginare. Ma ehi, che buono. Super-iper-consigliato (chiudete gli occhi e non
pensate all’habitat naturale in cui ha vissuto lo sgombro fino a cinque minuti
prima).
Pomeriggio
libero, ma quasi tutti decidiamo di passarlo al Gran Bazaar, che si dice essere
il più grande bazaar coperto al mondo. Sono sempre luoghi interessanti questi
bazaar, per cui consiglio un giretto, anche nel caso in cui non vogliate
acquistare nulla. Avviso però che il luogo è altamente turistico e i prezzi non
sono affatto convenienti, in particolare se non si ha la capacità di
contrattare con decisione. Ma anche in questo caso, a dire il vero, i prezzi
rimangono piuttosto altini. Altra nota: non vi aspettate un bazaar come quello
di Marrakesh o quelli tunisini, questo è un mercato molto più organizzato e
definito, decisamente meno spartano e forse meno caratteristico, ma la visita è
comunque piacevole.
Arriva il momento
di meritato relax: il nostro hotel ha la piscina! Pausa sole e bagno per
un’oretta, riposo piùche meritato!
Per la sera ci
fidiamo del consiglio di altri gruppi e ceniamo al ristorante Doy Doy, con
vista Moschea Blu. Diciamo non la scelta migliore ever. Personalmente non l’ho
trovato malissimo, ho decisamente mangiato a sufficienza e neanche male, ma
rispetto alla cena della prima sera, ad esempio, non ci sono proprio paragoni.
La maggior parte del gruppo l’ha odiato, probabilmente colpa anche del
personale non proprio cortese. La regola del ‘non fidarti mai dei posti troppo
turistici’ è valida sempre e comunque, non ce n’è.
Dopo cena si
torna in hotel: la mattina dopo si lascia Istanbul e la sveglia è alle 4.30 –
inizia la serie interminabile di sveglie prima dell’alba J Forza e coraggio, la Cappadocia le merita
tutte!
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