Siamo sopravvissute, che ci crediate o no.
E vi dirò di più:
non è stato poi neanche tanto terribile.
Sto cercando di sistemare foto, mappe, leaflet recuperati in
giro per ricreare il percorso fatto e mettere per iscritto tutti i luoghi
visitati, perchè come per tutti i viaggi fatti in vita mia anche il ricordo di
questo svanirà in 3,2,1… la mia memoria da pesce rosso fa sì che io non ricordi
niente di niente di quello che faccio, vedo, sento, dico; ecco perchè il blog,
perchè gli appunti che prendo su fogli di carta svolazzanti finiscono sempre in
qualche modo dispersi, forse così riesco a tenere traccia di quello che ho
fatto e chissà mai che scrivendolo nero su bianco e allegandoci qualche foto io
riesca anche ad imprimermelo in testa. Nutro dei seri dubbi, ma tentar non
nuoce.
Mi ci vorrà ancora qualche giorno per mettere insieme il
foto-racconto. Nel frattempo, volevo condividere un paio di info e alcune
considerazioni personali post Cammino, perchè so che alcuni di voi muoiono
dalla voglia di mettersi in spalla uno zaino e passare un bel mese di vacanza a
fare tutto meno che rilassarsi, per cui vi lascio qualche suggerimento per
partire preparati :)
Una delle tante peculiarità del Cammino di Santiago è che il
95% delle persone che decide di farlo lo fa con uno scopo: c’è chi lo fa per
una motivazione religiosa, chi lo fa per ritrovare se stesso, chi ha bisogno di
un periodo di stacco dal resto del mondo, chi ha subito un forte cambiamento
nella propria vita e vuole del tempo per pensare, ci sono corridori e ciclisti,
amanti della natura e viaggiatori compulsivi. Io sono partita senza una
motivazione precisa, è stato più un “perchè no?”. Amo i viaggi itineranti tanto
quanto odio passare le mie vacanze a fare niente su una spiaggia per due
settimane, trovo l’attività di sunbathing alquanto sopravvalutata. Con un’amica
si era parlato tempo fa del Cammino di Santiago e così una cosa tira l’altra,
why not? Me ne avevano sempre parlato tutti con grande entusiasmo e quindi,
nonostante la mia avversità per l’attività fisica, ho accettato la proposta più
che volentieri.
Per percorrere tutti gli 800km del cosiddetto Camino Frances
servono un mese di ferie e due belle gambe allenate, entrambe cose di cui non
ero dotata. Abbiamo quindi dovuto rinunciare a Pamplona, Puente la Reina, la
Meseta e Leon, solo per citare alcuni dei luoghi sul Cammino, e per questioni
di chilometri e tempistiche abbiamo optato per gli ultimi 120km circa, con
partenza da Sarria.
Ora, questi famosi ultimi 100km sono super-inflazionati
poichè 100 è il numero magico (e minimo) di chilometri che bisogna compiere per
poter ricevere la famosa Compostela, il certificato di avvenuto Cammino. Per i
non esperti in materia, cercherò di spiegare in breve come funziona questa cosa
del Cammino di Santiago, che come tutte le cose religiose prevede regole ferree
e riti strani, che possono ovviamente essere facilmente raggirati da qualsiasi
comune mortale, don’t worry.
Innanzitutto il signor Santiago era uno dei 12 apostoli che
a quanto pare è stato decapitato da re Erode (quello cattivo che ha ucciso
tutti i neonati della Palestina per cercare di far fuori Jesus). Anni e anni
dopo un tizio dal nome strano che non ricordo ha iniziato a fare dei sogni sul
signor Santiago e insomma fatto sta che ha trovato la tomba e hanno deciso di
costruirci intorno una città, tale Santiago de Compostela. Inizialmente i
pellegrini erano religiosi che andavano a Santiago di loro spontanea volontà o
come penitenza imposta dai confessori per peccati particolarmente gravi – che
ce li vedo i confessori a sghignazzarsela dopo aver dato sta penitenza. Dal
1989, anno in cui Papa Giovanni Paolo II è stato a Santiago per la Giornata
Mondiale della Gioventù, il flusso di gente è aumentato in maniera vertiginosa,
tant’è che ad Agosto è quasi impossibile trovare alloggio sull’ultimo tratto
del cammino se non si è prenotato in anticipo e tanti si ritrovano a dormire
sui pavimenti delle palestre o all’aria aperta (no, non io, col cavolo, io ho
prenotato).
Quando decidi di metterti in spalla il tuo zainetto e
partire per Santiago, devi innanzitutto recuperare la Credenziale, ovvero
questo bel foglio con tanti quadratini che dovrai far timbrare lungo il
Cammino, per attestare che hai camminato sul serio X chilometri.
Quindi
praticamente ti fermi in un bar a fare la terza colazione della giornata e…
“barista, che ce l’ha lei il timbro?”. Chiunque fa timbri: dall’ostello al
supermercato, dal ristorante alla Chiesa (che ovviamente vale doppio!)…quindi
via a cercare timbri a destra e a manca.
Sono parecchio orgogliosa di tutti i
miei timbrini, l’ho trovato un gioco divertente…peccato che poi tutta sta fatica
sia ricompensata solo dalla tanto ambita Compostela, una sottospecie di diploma
con il tuo nome (in latino maccaronico, il mio è diventato Helenam, in
accusativo non si sa perchè) su cui ti scrivono “hai camminato mille mila
chilometri sul cammino di san Giacomo, blablabla…bravo” (la verità è che non lo
so cosa ti scrivono perchè non l’ho manco letta, ma penso che il succo sia questo).
Attenzione che ci sono due diverse Compostela, perchè davanti a Dio siamo tutti
uguali ma diciamocelo se il pellegrinaggio l’hai fatto per motivi religiosi sei
un po’ meglio, dai. E dato che, ovviamente, la Compostela di chi ha fatto il
Cammino per fede è taaanto più carina, all’improvviso tutti diventano dei
supercattolicisssssimi che il Papa in confronto è un miscredente. E no, io non
sono stata da meno, Santa Elena da Milano.
Per quanto riguarda la camminata in sè, non ci sono vere e
proprie regole, ognuno può farla secondo tempi e modalità che preferisce. Noi
abbiamo percorso circa 20-25 km giornalieri, un numero onesto per chi non è
particolarmente allenato. La nostra sveglia suonava alle 6, in modo da avere il
tempo di prepararsi, fare colazione con calma e partire alle prime luci, verso
le 7. Senza fare lunghe soste sul cammino, se non quella sacra della seconda colazione
verso le 10, in circa 5 ore abbiamo sempre raggiunto la destinazione, in
perfetto orario per pranzo, e abbiamo poi optato per pomeriggi di assoluto
relax.
La parte di cammino che abbiamo fatto non prevede alcuna difficoltà, nessun
monte da scalare, nessun fiume da
attraversare, niente giungla o sabbie mobili o animali feroci…davvero, non è
poi così spaventoso, ricordo passeggiate in gita con l’oratorio di gran lunga
peggiori. Certo si cammina parecchio e si ha uno zaino piuttosto pesante da
portarsi dietro, per cui si arriva a sera stanchi, con qualche dolore a vari
muscoli del corpo (alcuni dei quali mai sentiti prima, giuro!) e quando si
raggiunge l’ostello si hanno in mente solo 4 cose: letto, cibo, doccia,
toglietemi le scarpe.
Quindi ecco: se siete quelli che amano dormire fino a
mezzogiorno per poi svaccarsi in spiaggia e rialzarsi ad orario aperitivo per
far serata, ballare al Papeete e ammazzarsi d’alcol…ecco, forse no, forse non è
la vostra vacanza. Ma se amate la montagna, le passeggiate all’aria aperta, le
serate a far due chiacchere e la sveglia presto la mattina per godersi la
giornata…il Cammino di Santiago è davvero un’esperienza da considerare,
indipendentemente che siate cattolici, atei o figli diretti di Satana.
Detto ciò, è il momento della risposta alla domanda che
tutti mi fanno: ma ti è piaciuto???
Lo ammetto: no. MA…c’è un ma. Ho fatto con piacere tutto
quanto descritto sopra e confermo la mia predilezione per questo tipo di vacanza
piuttosto che le due settimane di dolce far niente in riva al mare a cui tutti
ambiscono. Ma sono stata stupida e nonostante gli avvertimenti ho voluto fare
questi ultimi 100 km da Sarria, perchè mi sembrava poco sensato fare il Cammino
di Santiago senza poi arrivarci, a Santiago. Purtroppo ne sono rimasta super-iper-delusa
perchè non avendo una motivazione di tipo religioso o sportivo per questo
cammino, avevo puntato tutto sulla natura, il paesaggio, i paesini della
Galizia. Per cui mentre tutti sono arrivati a Santiago contenti di aver
raggiunto il proprio scopo, io ci sono arrivata senza aver visto niente di
niente di quello che mi aspettavo. Tanti alberi, un sacco di mucche, qualche
prato verde, un paio di chiese: that’s it.
Se dovessi fare un paragone con l’ultimo tratto di Cammino,
lo paragonerei a Rodolo. E per chi non lo sapesse, Rodolo è un paesino sfigato che
più sfigato non si può, in Valtellina, dove mio nonno e altri dieci cristiani hanno
pensato bene di comprare una casa e dove ho passato le estati della mia
infanzia. Un paesino di quindici anime e 2km quadrati totali, in cui puoi sì
respirare aria pulita e riposarti, ma oltre a questo: il nulla. Anche per fare
delle passeggiate decenti devi prendere la macchina e cambiare versante della
montagna.
Per cui, amici miei, il mio consiglio è questo: se volete
fare il Cammino, puntate ad almeno due settimane e soprattutto NON fate il
tratto da Sarria, a meno che non siate dei supereligiosissimi che vogliono a
tutti i costi arrivare a Santiago. Ho visto le foto di pellegrini che sono
passati da Pamplona o Burgos e sono MERAVIGLIOSE. Le ore di camminata e i dolori
ad ogni parte del corpo sono assolutamente sopportabili se poi si arriva a
vedere posti così.
Se invece volete solo fare una passeggiata di qualche
chilometro in mezzo al bosco, senza alcuna pretesa paesaggistica, allora
contattatemi: la casa di Rodolo è quasi sempre libera.
Altri post sul Camino de Santiago:
Getting ready for Santiago
Prima tappa: Sarria
Seconda tappa: Portomarin
Terza tappa: Palas de Rei
Quarta e Quinta tappa: Arzua e O pedruozo
Ultima tappa: Santiago de Compostela
Visita a Santiago de Compostela
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