Che forse forse è
il caso di scrivere qualcos’altro del nostro #CubaSelfieExpress.
Quindi. Dopo aver
trascorso la prima giornata a La Habana, per il nostro secondo giorno è
prevista tappa a Viñales.
Il Parque
Nacional Viñales è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel
1999 grazie alle grotte calcaree che si affacciano sulle piantagioni di tabacco
caratteristiche della zona.
Lo spettacolo dal
punto panoramico è meraviglioso.
Dopo qualche ora
di pullman, la sosta ci dà alla testa e ci facciamo subito riconoscere facendo
il trenino con le canzoni della Carrà, tra gli sguardi allucinati di locali e
turisti. I soliti italiani.
Sulla strada ci
fermiamo ad una fabbrica di sigari, dove ci spiegano per filo e per segno come
vengono coltivate le foglie di tabacco e come viene poi realizzato il famoso sigaro
cubano. Davvero interessante, nonostante io odi tutto ció che sia anche solo lontanamente associato al fumo.
Chiediamo
qualcosa da bere in una casa lì di fianco e in quattro e quattr’otto hanno
imbadito la tavola manco fosse il pranzo di Natale – non ci tiriamo indietro,
ovviamente, e per un prezzo ridicolo ci facciamo un bel pranzetto.
Nel pomeriggio
visita alla Gran Caverna de Santo Tomás, le grotte calcaree più grandi dell’isola.
Ecco, se devo trovare una pecca in questa vacanza a Cuba, direi che questa
escursione non è stata proprio delle migliori. Cioé poracci loro ci tengono un
sacco a ste grotticelle, ma tesori cari...stalattiti e stalagmiti di mezzo
metro al massimo in una grotta che si gira in dieci minuti...ehm dai, anche no.
Insomma nemmeno lontanamente paragonabile alla peggiore delle grotte italiane.
Ecco questo proprio non ve lo consiglio. Soprattutto quando l’alternativa alla
cava è la visita del parco a cavallo...dovessi tornarci: cavallo tutta la
vita!!
Ripreso il
pullman ci siamo diretti verso il paese per lasciare le nostre cose nelle varie
casas particulares. Piccola parentesi, perchè la meritano: le casas
particulares non sono altro che i tipici bed&breakfast cubani. Noi li
abbiamo utilizzati in più occasioni e in diverse città e ci siamo sempre
trovati piuttosto bene. Per un prezzo davvero contenuto si affitta la stanza, spesso
con bagno privato, e in molti casi i proprietari preparano anche colazione e cena.
E ragazzi, che cena.
Personalmente ho adorato la cucina cubana in generale, ma
in particolare ho stra-apprezzato le cene nelle case. Pesce fresco e aragoste
tutti i giorni, accompagnati da zuppe tipiche, riso e fagioli, pollo, piattoni
di verdure, platano fritto, manioca in tutte le salse, frutti tra i più strani.
Per non parlare delle chele di granchio. Mi sta venendo fame.
Vitto e alloggio
nelle casas particulares quindi stra-consigliato – dormire in un hotel ha
davvero poco senso e non permette l’immersione nella realtà cubana.
Chiaccherare con i proprietari di casa, che sono sempre gentilissimi, è una
delle esperienze migliori della vacanza: vi permetterà di capire meglio il
Paese, di avere qualche risposta alle mille domande che avrete una volta
scaraventati in quel mondo e di aiutare concretamente una famiglia del luogo.
Nel pomeriggio
passeggiata nei dintorni, carina ma insomma anche questa non proprio eccelsa
(aah la passeggiata a cavallo, potessi tornare indietro...). Con la scusa di
farci fare un giro tra le piantagioni di caffè ci hanno fatto fare una
camminata sotto il sole cocente, che a momenti morivo di sete prima di arrivare
alla fine...di caffè s’è vista solo una piantina, in compenso abbiamo visto un
mega baobab e piantagioni di banane e ananas. Sì, caruccio, ma credo che Viñales
non ce la siamo goduti come avremmo potuto.
Dopo cena prima
lezione di salsa...non ce n’è, ce l’hanno nel sangue. Giovani e vecchi, uomini
e donne – il richiamo della salsa è irresistibile a Cuba. Gente che balla ad
ogni angolo, con o senza musica, poco importa. Bellissimi da guardare.
Io che no, non ce
l’ho nel sangue ma manco lontanamente, ci ho provato in tutti i modi a
nascondermi, ma quando si mettono in testa che devi ballare non c’è molto da
fare: te tocca. E quindi si è ballata la salsa, ecco non proprio alla maniera
cubana, più alla maniera degli impediti diciamo, ma insomma.
Giornata
successiva piuttosto lunga e sfiancante: da Viñales bisogna spostarsi verso
Cienfuegos e la strada è bella lunghetta. Parecchie ore di pullman, ma ce la
caviamo abbastanza bene con un paio di soste. Ci fermiamo per pranzo in zona
Baia dei Porci, in un barettino praticamente sul mare.
Mentre qualcuno
fa un bagno al volo, io ovviamente mi fiondo in cerca di cibo. Piatti ben più
cari della media, ma mi conquistano in tre secondi: piatto misto di aragosta,
gamberetti e coccodrillo. Eh vabbè, ogni tanto bisogna sacrificarsi J
Per rispondere
alla domanda che tutti fanno: il coccodrillo sa di pollo.
Per rispondere
alla seconda domanda che tutti fanno: no, non è che è identico al pollo, ma se
lo devo paragonare a qualcosa di familiare che comunemente mangiamo, ve lo
paragono al pollo.
Dopo pranzo
visita al Museo Giròn, dedicato all’invasione della Baia dei Porci da parte di
esuli cubani nel 1961, che attaccarono Cuba proprio in questo punto con lo
scopo di rovesciare il governo di Fidel Castro. Il museo è un tantino anti-americano,
ma giusto un filo eh, ma molto interessante.
Si arriva a
Cienfuegos che ormai è quasi sera, ci dividiamo nelle varie case e ci diamo
appuntamento per cena. A me capita una tipica casa coloniale, che non so se
descrivere come meravigliosa o inquietante: immaginate mobili e soprammobili
delle vostre nonne, centrini e foto sbiadite, pareti gialle e porte verde smeraldo,
statuette di marmo e piatti di porcellana, un video di canzoni cubane degli
anni 60 su un televisore dell’epoca preistorica...ci siamo, credo renda l’idea.
Ignorate me in versione desperate housewives e concentratevi sul mobilio |
Ad ogni modo,
come al solito, proprietari cortesi, stanza pulita, cena eccelsa. Si ok c’erano
il Papa e Fidel che ci guardavano dalla credenza, ma siamo sopravvissuti alla
grande.
Al prossimo post
per la mia città cubana preferita: Trinidad!
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