Prima o poi
bisognava pur scrivere della Turchia.
Ho risfogliato le
foto un paio di volte, ma mai trovato la giusta ispirazione.
Il fatto è
che...ok lo dico cosi senza fare troppi giri di parole: la Turchia non mi ha
emozionato come speravo.
E già mi sento i
commenti: ma come? È bellissima! Piena di storia, piena di vita. Palazzi da
sogno e paesaggi naturali unici. Una città, Istanbul, in cui coesistono
influenze mediterranee, balcaniche e orientali, che creano una realtà originale
ed incomparabile, un vero e proprio ponte tra Europa ed Asia ma anche tra
passato e presente. Un mix di culture unico al mondo, il centro economico,
culturale e intellettuale dei grandi imperi del passato.
Riguardo le foto
e mi accorgo di aver visto luoghi stupendi.
Per cui mi spiego
meglio: la Turchia È effettivamente bellissima. Il problema è tutto mio: tendo
a giudicare viaggi, esperienze, luoghi e situazioni sulla base delle emozioni
che creano in me e mai basandomi sulla realtà oggettiva delle cose. Per cui
capita che io mi emozioni di fronte a situazioni di ordinaria e banale
quotidianità e immagazzini quell’episodio o luogo nel cassetto ‘ricordi felici’
della mia memoria e poi magari mi portano davanti al Cristo di Rio e me ne esco
con un ‘carino’. Per dire.
E anche per
questo non ho scritto nulla della Turchia fino ad ora, avevo paura di essere
troppo critica, di soffermarmi più del dovuto sugli aspetti meno positivi di
questo viaggio, di sminuire un Paese che invece è di una ricchezza culturale e
storica esorbitante e meriterebbe di essere elogiato e valorizzato, soprattutto
in un momento difficile com’è quello attuale.
Credo di essere
pronta ora.
Terzo viaggio con
Avventure nel Mondo nel giro di 8 mesi, ci si sta prendendo un po’ troppo gusto
qui. Istanbul e Cappadocia per un totale di 15 giorni e millemila posti da
vedere, nel buon spirito di un viaggio Avventure Discovery. Il gruppo si è
formato last minute, per cui ad una settimana dalla partenza non sapevo ancora
bene dove avrei trascorso le mie vacanze. Ma V. alla fine li ha convinti tutti
ad iscriversi: gruppo chiuso, si parte.
Sono tra i
fortunati che hanno un volo diretto Milano-Istanbul. Vorrei spendere due parole
per elogiare Turkish Airline: una scelta infinita di film da vedere in volo e
best lunch ever on a plane! Arriviamo in hotel che è ormai sera, giusto il
tempo di uscire a cena e fare quattro passi nei dintorni e poi nanna, che la
sveglia suonerà di buon ora per tutto il resto del viaggio!
Istanbul, day 1.
Giornata
caldissima di sole, ci incamminiamo dal nostro hotel verso Sultanahmet, centro
delle principali attrazioni turistiche della città. Si parte quindi subito con
tre pezzi forti: Aya Sofya, la Cisterna Basilica e la Moschea Blu.
Aya Sofya, la
chiesa della Divina Sapienza, viene edificata come chiesa cristiana nel VI
secolo, convertita in moschea nel 1453 e trasformata poi in museo nel 1935.
Commissionata dall’imperatore Giustiniano come simbolo della forza e del
benessere dell’impero bizantino, la sua cupola di più di 30 metri di diametro
ha dominato lo skyline della città per oltre un millennio, prima che altre
grandiose moschee venissero costruite nei dintorni.
Ero curiosa di
visitare la Cisterna Basilica dopo aver letto Inferno di Dan Brown –
nell’ultima parte fantascientifica del libro, che per inciso non mi è piaciuta
nemmeno un po’ perchè Dan Brown va bene fiction ma lì ci siamo fatti un po’
prendere la mano eh...comunque si diceva, nell’ultima parte del libro c’è una
supercorsa contro il tempo per acciuffare il cattivo ed evitare la fine del
mondo ambientata proprio in questa cisterna. Ora, quando leggi un libro la tua
mente immagina e crea personaggi e ambientazioni che sono un misto tra la
descrizione che ne fa l’autore e la tua visione del mondo. Quindi l’autore ti
descrive il protagonista come un bonazzo paura e tu ti immagini il dr.Ross
mentre la tua amica si immagina dr.House. Questione di gusti, ok. Ma forse
forse Dan Brown questa cisterna basilica potevamo anche descriverla un po’ meglio
eh?! Che la mia personale cisterna basilica c’entrava ‘na mazza con quella
reale. Anywaaay, eccovi quella vera.
Il nome Cisterna
Basilica, in turco Yerebatan Sarniçi che significa palazzo sommerso, deriva da
una basilica romana costruita in questo luogo intorno al III secolo, poi
convertita in cisterna da Giustiniano tre secoli più tardi. La cisterna ha una
capacità di 80.000 metri cubi d’acqua e serviva a rifornire i palazzi reali.
Quite impressive.
Terza tappa della
giornata: la bellissima Sultanahmet Camii, meglio conosciuta come Moschea Blu
grazie alle 21.000 maioliche di Iznik che ricoprono le pareti interne e la
cupola con varie tonalità di azzurri e blu. Leggenda vuole che al momento della
sua costruzione il sultano volesse a tutti i costi realizzare un edificio
imponente e maestoso, differenziandolo da quelli costruiti in precedenza. Decise
quindi di far costruire dei minareti dorati, ma ci fu un piccolo
misunderstading con l’architetto che capì altı
(sei) invece che altın (oro)...e da
qui i sei minareti, che rendono comunque la moschea unica al mondo, superata in
questo solo dalla moschea di Ka’ba a La Mecca. Missione compiuta dunque per il
sultano.
I (tanti!)
momenti della vestizione prima di entrare nelle moschee sono stati impegnativi,
soprattutto tenuto conto dei 35 gradi di agosto...le musulmane devono conoscere
un qualche trucco per mantenere la calma interiore e non smadonnare sotto quei
cosi infernali. Io nel giro di cinque minuti stavo imprecando contro tutto e
tutti e sudando come manco in bagno turco (ora che ci penso, il nome non sarà
stato scelto casualmente).
Nel pomeriggio ci
spostiamo dalla parte opposta del Corno d’Oro, la striscia di mare che divide
in due la Istanbul europea.
Attraversiamo a piedi il ponte di Galata e passeggiamo
per la parte più moderna della città, alla ricerca della Galata Mevlevihanesi
dove ospitano ogni domenica la cerimonia dei Dervisci Rotanti. Per i non
addetti ai lavori, i dervisci sono praticanti del Sufismo, uomini che dedicano
la propria vita all’ascetismo. La famosa danza turbinante è un metodo per
raggiungere l'estasi mistica: i dervisci rotano su ste stessi a ritmo di
musica, tenendo una mano verso l’alto e l’altra verso il basso, diventando
tramite del passaggio di energia dal divino all’uomo.
Il tutto sembra
super-interessante e assolutamente imperdibile una volta che si è in Turchia,
ma ahimè...i biglietti sono finiti. Proviamo a fare gli occhi dolci alla
guardia, ma proprio non funziona. E quindi niente dervisci, toccherà per forza
tornare a Istanbul per vederli.
Ci consoliamo con
un gelato turco (il caldo ci ha dato alla testa) e poi ci godiamo il tramonto
dalla Galata Tower: non male.
La sera cena
tipica in un posticino scoperto per caso ma che ci ha lasciati
super-soddisfatti: Marko Pasa, stra-consigliato se vi trovate da queste parti.
Per meno di 15 euro ci hanno proposto un menu che comprendeva un assaggio di
tutto un po’. Cibo ottimo, porzioni abbondanti, locale tipicissimo con tanto di
signora in vetrina a preparare i gozleme. E si sa che nulla può farmi più
felice di una giornata che si conclude con dell’ottimo cibo J
Con questo si
chiude la nostra prima giornata turca. Ora che ho iniziato non ho più scuse: a
brevissimo i prossimi post del nostro Turchia Discovery J
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