Quarto giorno del
nostro Turchia Discovery, si lascia Istanbul. Se vi siete persi le puntate
precedenti, le trovate negli ultimi post, a partire da qui.
Sveglia alle 4.30
per prendere il treno per Ankara, la capitale. Del viaggio posso raccontarvi
solo che ho dormito parecchio e mangiato almeno un paio di simit ricoperti di
nutella. Gnam.
Arrivati ad
Ankara dopo qualche oretta di viaggio, al parcheggio ci aspetta il nostro
mitico autista, che ci ha poi accompagnati per tutto il resto del viaggio. Buon
uomo sulla settantina, dal nome sconosciuto, non spiccica ‘na parola di
italiano, inglese o qualsiasi altra lingua al di là del turco, per cui potete
ben immaginare le nostre conversazioni: noi italiano, lui turco, il tutto
condito da qualche gesto, che però vi assicuro non ci aiuta a comprendere il
contenuto delle conversazioni. Ma si fa voler bene il nostro Shrek (ebbene si,
questo il soprannome stabilito).
Di Ankara vediamo
davvero pochissimo, facciamo giusto un giretto nella zona di Hisar, la
cittadella, tra l’altro parecchio carina, sembra quasi un paesino di montagna.
Sembra abbia davvero poco a vedere con il resto della città, che vista
dall’alto del castello altro non sembra che un agglomerato di edifici in
cemento...non particolarmente attraente.
Nella cittadella
incontriamo però un’altra figura che ci è rimasta nel cuore: la nonnina turca.
Siamo li che ci guardiamo in giro, quando arriva questa nonnina che ha davvero
molto della nonna di Titti e Gatto Silvestro ed inizia un’invettiva contro
varie figure politiche del paese, in un’inglese perfetto e con una carica
adrenalinica che lascia tutti ammutoliti. La nonna turca, che si scopre poi
essere un’ex insegnante di storia dell’arte, è parecchio incazzata con quel
governo che li, nella cittadella, ha rinchiuso e poi ucciso parecchie persone,
e ancor più incazzata con chi ha deciso di trasformare quel luogo in un Wine
Bar, simbolo del male supremo a quanto pare. Ci racconta tutto con grande
enfasi, parlando a velocità della luce, per concludere tutto con un ‘ok? OOOK?
BYE’. E se ne va, lasciandoci un po’ così, come dire, spiazzati. Mitica la
nonnina.
Ci spostiamo in
pullman al Mausoleo di Ataturk, luogo parecchio importante per i turchi. Il
signor Mustafa Kemal, da tutti conosciuto come Ataturk (padre dei turchi) altri
non è che il padre della Turchia moderna, fondatore del movimento nazionalista
e primo presidente della Repubblica di Turchia. Un tipetto bello tosto mr.
Ataturk, che ha portato una gran rivoluzione nel paese mantenendo al tempo
stesso una certa impronta dittatoriale, nonostante la quale continua ad essere
venerato quasi come un dio da tutta la popolazione. Il museo-mausoleo ne è la
dimostrazione: un viale pedonale lungo 260 metri, costeggiato da statue di
leoni, porta all’immensa corte in marmo
su cui si affaccia il mausoleo vero e proprio. Di un certo impatto.
Riprendiamo il
pullmino e ci dirigiamo verso il Tuz Golu, il lago salato, dove facciamo una
brevissima ma imperdibile sosta. Il lago era uno di quei posti sottolineati,
cerchiati, evidenziati sulla mia guida. Non abbiamo avuto la fortuna di vederlo
tinto di rosso, fenomeno che si presenta spesso d’estate per la presenza di
alcune alghe, ma lo spettacolo di questo infinito specchio di sale non ci ha
affatto delusi. Ci siamo divertiti con qualche foto stupida, non proprio
riuscitissime, diciamocelo...simpatiche, ecco.
La giornata
prevede parecchie ore di viaggio, per cui si riprende il pullman alla volta del
castello di Uchisar, dove arriviamo giusti giusti per il tramonto.
Che dire?! Primo assaggio di
Cappadocia: just perfect.
Commenti
Posta un commento