Ci si era
lasciati nel bel mezzo della Cappadocia, dopo una prima giornata tra
mongolfiere e valli dalle mille forme. E ci si era ripromessi un Turkish Drama, che una vacanza non mi
può filare tutta liscia. E quindiiii: prima notte in Cappadocia passata a
vomitare l’anima, detta così schietta schietta, alternando brevi dormite sul
pavimento del bagno, in mancanza delle forze per strisciare fino al letto. Alle
7 del mattino vado in camera della coordinatrice, mi adagio sul letto con la
leggerezza di una balenottera ubriaca e comunico che non sono assolutamente in
grado di affrontare una giornata di camminata, per cui passo TUTTO il giorno having
much fun a letto, mezza morta, mentre il resto del gruppo visita Kaymakli, la città sotterranea, e la valle di
Ihlara. Se volete qualche info su questa parte del viaggio fatemi un cenno che
vi lascio un loro contatto, a quanto pare Kaymakli è molto bella.
Mi passano a recuperare
nel tardo pomeriggio, bisogna spostarsi verso la prossima destinazione: Kizilvadi.
Abbiamo scelto di passare una notte in una delle tipiche abitazioni tra le
rocce in mezzo alle valli, ma non sappiamo bene cosa aspettarci. Leggendo le
relazioni dei gruppi precedenti si trovano opinioni contrastanti: chi lo odia e
chi lo ama, chi muore di freddo e chi è troppo occupato ad ammirare il
paesaggio per preoccuparsi della temperatura. Arriviamo tardi e ci perdiamo il
tramonto, facciamo giusto in tempo a percorrere il sentiero con gli ultimi
minuti di luce prima che faccia buio. Non sappiamo la strada, ma anche andando
a casaccio in 10 minuti arriviamo ad un ristorantino in legno, dove ci accoglie
una famiglia del luogo, che ci fa fare un breve giro di perlustrazione e ci
mostra la nostra stanza per la notte: una terrazza sotto le stelle.
Siamo tutti
parecchio eccitati. Credo che l’entusiasmo di fronte ad una terrazza a cielo
aperto allestita con materassi e copertone sia quello che accomuna i
viaggiatori di Avventure nel Mondo. O per lo meno, così dovrebbe essere, questo
è esattamente lo spirito di un viaggio Avventure.
La famiglia di
Alì ci prepara la cena e poi ci saluta: ci lasciano soli in mezzo alla valle
fino al mattino successivo. Non ce ne preoccupiamo poi tanto e ci mettiamo a
giocare ad un gioco di carte francese di cui non ricordo assolutamente il nome,
stabilendo la penitenza per chi perde: giornata successiva in accappatoio,
nonostante i 40 gradi. Riesco a scamparla, va male a G. che non è
particolarmente felice della cosa ma devo dire che ostenterà poi un certo stile
nel suo bell’accappatoio fucsia.
Prendiamo posto
nei nostri sacchi a pelo sotto le stelle, pronti allo spettacolo che ci offrirà
l’alba.
Che non delude.
Il giorno prima
ci siamo goduti la vista dall’alto, oggi ci svegliamo sotto un cielo invaso da
mongolfiere, mentre il sole si alza. Spettacoli che ti fanno apprezzare anche la
sveglia ad orari assurdi.
Non si riesce più
a dormire, per cui ci alziamo a ci prepariamo per la colazione, per poi
ritornare al parcheggio dove ci recupera il nostro buon autista. Ci aspetta una
giornata in pullmino, un lunghissimo viaggio per raggiungere Olympos e iniziare
i tre giorni di vacanza relax al mare. Ci fermiamo giusto per soste caffè e per
pranzo, per il resto si cerca di dormicchiare un po’ per recuperare energie,
visto che le ore di sonno notturno sono pochine.
Si arriva
finalmente ad Olympos e dopo una serie infinita di tornanti riusciamo a trovare
il nostro ostello, un villaggetto hippie di bungalows in legno davvero
supercarino. Del mare nemmeno l’ombra, siamo circordati da monti, non riusciamo
bene a capire da che parte possa stare l’acqua, sembra davvero lontana anni
luce.
Ormai è sera, quindi ce ne preoccupiamo poco, sperando di non dover fare
altre mille ore di pullmino il giorno dopo alla ricerca di una spiaggia.
Decidiamo di andare a vedere le chimere, un fenomeno naturale per cui piccole fiammelle
escono dalla roccia per via di un qualche tipo di processo di autocombustione
che non vi so spiegare, amdatelo a cercare su Google. Ecco diciamo che le
chimere non stanno proprio a due passi dal nostro piccolo villaggetto felice e
alle 10 ore di pullmino fatte durante il giorno se ne aggiunge un’altra per
raggiungere Yanartaş, il parco delle chimere. Armati di scarpe da trekking e
torce si parte alla ricerca di queste fiamme mitologiche. C’è chi si aspetta
fiammate alte metri che manco l’Etna quando si risveglia...ora, non vorrei
rovinarvi l’idea che vi siete fatti di queste fantomatiche chimere, ma per
evitare che rimaniate delusi una volta arrivati vi dico subito che le fiammelle
sono piccine picciò, un fuocherello di qualche centimetro buono giusto per
cuocerci i marshmallows (se siete stati abbastanza furbi da portarveli dietro).
In compenso la fatica per raggiungerle, queste benedette fiammelle, è disumana: un caldo atroce, un’umidità allucinante, una salita al buio stando attenti a non inciampare sulle pietre; si arriva in cima assolutamente fradici, con la maglietta da strizzare, sudati come non si suda nemmeno in un bagno turco. I miei compagni di viaggio sono assolutamente delusi e sconsigliano vivamente l’esperienza. Io sono più diplomatica: vi ho detto le cose come stanno, in modo tale che siate preparati alla fatica bestiale, al caldo insopportabile...e alla realtà delle chimere, che non prevedono leoni alati che sputano fuoco. Dopo di che
direi che un giretto vale comunque la pena farlo, è pur sempre un’esperienza difficile
da replicare altrove! Be positive!
Si rientra al
B&B stanchi morti e si va a nanna...pronti alle tre giornate di assoluto
relax al mare!! To be continued...
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